Agnello semplice, aglio e mirto

Si scaldano in olio ev di oliva numerose foglie di mirto e uno spicchio di aglio, vi si rosola poi una coscia di agnello disossata, in pezzi, si aggiungono bacche di mirto tritate e grani di sale affumicato. Si sfuma poi con filu 'e ferru - o altra grappa bianca - e, evaporato quello, si copre di cannonau e si porta a cottura. Prima di levare dal fuoco si aggiunge pangrattato e, a fuoco spento, pepe nero, basilico e prezzemolo tritati. Si serve subito e ben caldo.

L'eliotropio: Do Ré di Reminiscence, Cornubia di Penhaligon's, Ambrorient di Esteban, Hèliotrope Blanc di LT Piver

Sul finire dell'estate, quattro fragranze dedicate agli ultimi raggi di sole attraverso le note dell'eliotropo, il fiore di Clizia tradita e persa d'amore.
Note di testa: mandarino.
Note di cuore: fresia, neroli, fiori d'arancio, gelsomino, eliotropo.
Note di fondo: vaniglia, musk, legni, ambra.
Cornubia di Penhaligon's. "Creato nel 1991, Cornubia è un orientale vibrante e avvolgente, caldo di vaniglia e fiori."

Note di testa: note verdi, frutto del fico.
Note di cuore: eliotropio, mandorla, legno di cedro della Virgina, legno di sandalo, patchouli dell’Indonesia.
Note di fondo: infusione di vaniglia del Madagascar, fava tonka del Brasile, benzoino del Siam, musk.

Do Ré di Reminiscence. “Colleziona note golose in un arcobaleno olfattivo.”

Note di testa: mandarino, bergamotto.
Note di cuore: eliotropio, cisto.
Note di fondo: benzoino, opoponax, vaniglia.

Ambrorient di Esteban. “Rotondità saporita, le dune diventano come uno specchio sotto l’oro del sole. I loro riflessi diventano iridati di petali e di agrumi e si fondono in un miele goloso. L’eliotropio, protagonista di un cuore floreale ambrato, suggella l’unione tra lo slancio frizzante del mandarino e l’ebrezza di miele e cuoio di questa scia incandescente.”

Note di testa: gelsomino, ylang ylang.
Note di cuore: mandorla, vaniglia.
Note di fondo: eliotropio.

Hèliotrope Blanc di LT Piver. "In principio, i bouquets fragili e voluttuosi di fiori bianchi si sviluppano in una piccola soave musica,ripresa all'unisono dagli accenti calorosi e golosi. Concepito a partire da essenze naturali, estratte da centinaia di chili di petali, spesso miunzionsamente colti a mano, questo cortège floreale annuncia l'arrivo del grande seduttore, l'eliotropio. Le volute di questo fiore candido, infinitamente sensuale, avviluppano il corpo di un velo conturbante, fedele per tutta la durata del giorno. Griserie assicurata. Questa firma intensa,che si amplifica nelle calde serate d'estate, è un invito al viaggio, verso rive esotiche e solatie, con questo fiore prezioso, che si chiude al giungere della notte, come portafortuna."

I legni: Bois Marocain di Tom Ford Private Blend

Note di testa: pepe nero del Madagascar, cipresso, bergamotto.
Note di cuore: legno di tuya, vétyver.
Note di fondo: legno di cedro, incenso, patchouli.

"Un cedro ricco ed evocativo con sfaccettature esotiche, accenti freschi per un equilibrio opulento." Fresco, ma ben lontano dalle colonie, è un legno speziato e non melenso, una nota che si invidia ai profumi maschili, ma ripulita di ogni loro asprezza. Il fondo è persistente e con predominanza di incenso. Molto equilibrato.

Crema di zucca con i gamberi

In una casseruola coperta si mette a cuocere la zucca con la sua buccia, tolti i semi e i filamenti, in due o tre dita d'acqua, regolandone il livello in modo che non attaccchi e al tempo stesso che l'acqua non raggiunga mai la parte arancione. Frattanto si puliscono e si sbucciano i gamberi, si mettono gusci, zampe e teste a fare brodo con pochissima radice di zenzero, meno di una foglia di alloro, due bacche di ginepro e due di pepe, pestate, un poco di grappa secca. In un'altra casseruola si insaporisce olio ev di Sicilia, a temperatura ambiente o appena scaldato, con due teste d'aglio e due foglie di alloro. Quando la zucca è cotta, asciutta e raffreddata, la si pulisce dalla buccia e dai filamenti residui, si filtra il brodo e si frullano insieme. Si scalda l'olio e, tolto aglio e alloro, si versa la zucca frullata, si regola con sale affumicato e pepe bianco, si aggiunge mezzo bicchierino di marsala secco, si lascia restringere mescolando. Quando la cottura va ultimando, si preparano a parte gli spiedini vestendo i gamberi, che saranno sinora stati tenuti in fresco, nel frattempo di speck stagionato, si rosolano bene in padella con un filo d'olio, si bagnano di cognac, si lascia asciugare. Si serve la crema di zucca nelle fondine, gli spiedini appoggiati ai bordi da parte a parte ben nappati del loro sugo e guarniti di un ciuffo di rosmarino. Si cosparge la superficie della zuppa con pepe nero macinato al momento, zenzero in polvere, semi di papavero e aghi di rosmarino fresco tagliuzzati finemente e, da ultimo, il sugo residuo dei gamberi, a gocce. Si serve immediatamente.

Il basilico: Baïmé di Maître Parfumeur et Gantier

Note di testa: lavanda, anice.
Note di cuore: frutti esotici, timo, basilico.
Note di fondo: gelsomino, nota verde di foglie.
"Baïmé significa basilico in provenzale. Questo profumo ci inizia ad una promenade aromatica. La composizione sprigiona note verdi e rotonde con un punta di anice."

Il basilico: Virgilio di Diptyque

Note di testa: basilico.
Note di cuore: timo, menta verde.
Note di fondo: vétyver, legno di cedro.
"Virgilio associa la nota primaverile e aromatica del basilico stropicciato tra le dita al un fondo caldo e boisé di legno di cedro. Evoca un mattino terso in un paesaggio della campagna latina, è un omaggio al poeta Virgilio e alle sue Bucoliche, opera che celebra per l’appunto la vita in aperta campagna, la musica e l’amore, l’amicizia e la libertà, il piacere di una vita all’aria aperta tra i boschi, i fiori e i corsi d’acqua. Tonico e fresco, Virgilio è un profumo dall’eleganza raffinata e discreta di vetiver e cedro."

Appunti dalle sfilate: Canto di un pastore errante d'Asia

La grande transumanza veste Chloè, Ralph Lauren e Chanel. Non manca nulla, dai vecchi pizzi ai pastrani sformati, dalle etnoberrette alle pellicce inconce. Stanno guidando il gregge o lo seguono? Non è dato saperlo, ma sono in marcia verso il prossimo autunno e arriveranno presto a fondovalle!


Prêt-à-porter a/i 2010: foto dalle sfilate Emilio Pucci (Marcio Madeira), Fendi (Don Ashby & Olivier Claisse), Lanvin (Marcio Madeira), Ralph Lauren (Don Ashby & Olivier Claisse), Elie Tahari (Marcio Madeira).

Le resine: Steam Aoud di Pierre Montale

Note di testa: essenza di agar motta, cumino.
Note di cuore: aoud di Cambogia.
Note di fondo: ambra.

"L'incredibile essenza di agar motta da una densità vaporosa e umida al profondo aoud di Cambogia, associato ad ambra e cumino." L'Aquilaria Crassna, nativa della Cambogia e proprio in questo territorio a maggior rischio di estinzione, è la fonte del più pregiato legno di agar e dagli anni duemila è oggetto di un progetto internazionale di protezione e riforestazione.

In viaggio con i profumi: oud e boukhour

"Per profumare i loro appartamenti, gli Arabi fanno bruciare foglie di ginepro, a'ra'âr, con benzoino. I neonati ricevono spesso queste fumigazioni. Il tabacco di Souf, che è molto forte, è fumigato con foglie di ginepro. Le radici del serghin - il Thelephium Imperati L. che si trova nell'Algeria occidentale e principalmente in Marocco - entrano nella composizione dei profumi insieme al mastice, al chiodo di garofano, al benzoino e altro. Viene pestato tutto insieme, la polvere ottenuta è lavorata con l'acqua e messa sul fuoco in una pentola fino a quando non prende consistenza. Se ne ricavano poi delle palle che si fanno seccare al sole. Questo profumo, boukhour, è bruciato negli alloggi e fumigato nelle lenzuola più pregiate, soprattutto in occasione della prima notte di nozze." (da Revue de l'Orient, de l'Algerie e des colonies, 1849)
Boukhour (بخور) è la parola araba per indicare i legni impregnati di oli profumati che vengono bruciati in un incensiere per profumare ambienti, gli abiti e la persona, talvolta con la funzione accessoria di scacciare il malocchio. Il boukhour è bruciato anche nella quotidianità, ma soprattutto non manca in occasione del Venerdì, prima delle preghiere, durante i matrimoni o all'arrivo di ospiti, ciascuno dei quali è invitato al suo ingresso nel majlis (مجلس), l'assemblea, a deporre sul bruciatore un grano di questo particolare incenso, che viene poi passato di mano in mano affinché tutti possano giovarsi della fragranza che si sprigiona.
Si riporta che al-Ašraf Qānṣūh al-Ġūrī, ultimo sultano mamelucco del Cairo, amante delle arti, della bellezza e dei profumi, avesse un funzionario, detto mujammir al-mabkhara, appositamente incaricato di curare la fumigazione prima di ogni preghiera e prescrivesse la purezza dell'olio delle lampade per garantire la purezza del loro aroma.
Il bruciatore tradizionale, mabkhara, era anticamente in metallo e ottone lavorato e ornato di piccoli specchi. Oggi la sua ben riconoscibile sovrapposizione di forme geometriche è un simbolo dell'ospitalità e della condivisione, ispira la struttura architettonica di molti minareti e si ritrova rappresentata nelle piazze arabe, come segno di benvenuto.
In modo simile al boukhour è bruciato il legno di Aquilaria infettato un particolare fungo, che lo rende scuro e resinoso. La parte centrale del tronco, impregnata della sua stessa resina e ridotta in schegge profumate, prende il nome di oud (عود), che significa in arabo semplicemente "legno", ed è particolarmente apprezzato e richiesto, al punto che la specie da cui è principalmente ricavato è stata considerata a rischio. La parola oud, a volte scritta aoud o oudh, viene usata nella profumeria occidentale sia per indicare l'olio essenziale e la resina di questa pianta, questa seconda detta dai Francesi calambac, sia per intendere genericamente i sentori di legno impregnato o fumigato. Ancora, l'oud è stato oggetto di un risalentissimo commercio tra Vietnam e Giappone, diffondendosi altresì con il nome di agar o agaru in tutto l'Estremo Oriente, dal Tibet, dove entra a far parte della medicina tradizionale, all'India, dove assume valenza religiosa, da cui il nome agarwood o anche l'assonante aloewood o eaglewood, tuttora usato nei paesi anglofoni.

Gli incensi: Tourmaline Noire di Olivier Durban

Note di testa: cardamomo, coriandolo, cumino, incenso, pepe.
Note di cuore: oud e legni affumicati, cuoio, legni preziosi.
Note di fondo: musk, ambra, muschio, patchouli.

"Un profumo ispirato dalla simbologia e dalla leggenda della tormalina nera. Pietra di protezione per eccellenza nelle antiche leggende, la tormalina nera proteggeva contro le influenze esterne nefaste, trasfomando le proprie negatività in attitudini positive e aveva la proprietà di proteggere contro i fenomeni di elettricità statica e le proiezioni del fuoco. Il profumo lega, intorno alla pietra dall'apparenza di un carbone, l'evocazione dei legni bruciati, la magia dell'oro nero che la terra nasconde, l'odore di una fiamma soffiata o della terra ardente... un profumo di influenza per la tormalina nera, pietra di predilezione per il chakra di base." Una creazione nella serie dedicata alle pierres poèmes del profumiere-gioielliere, architetto di formazione e viaggiatore per istinto. Al principio della sua filosofia, le pietre: "La pierre, pierre brune des plages de sable blanc, pierre des fonds de tiroirs, pierre perdue sur les trottoirs d’une métropole, cailloux semés…"

Jil Sander: un bauletto

Ha l'aspetto di una pietra incisa e le proporzioni di un bauletto la Madame laserata, in buon contrasto con la chiusura, che sa di viaggio e di artigianato d'altri tempi.

Sahco: tre carte

Lori Weitzener disegna per Sahco carte da parati "emozionali". Dall'alto, Medea, ispirata alle sete thai, Equinox, sbalzata a mano per un pattern tattile prima del finissaggio con colori metallizzati, e infine Oracle, realizzata "con ritmo irriverente" da cortecce sudamericane intrecciate a mano a trama larga, si applica su muri verniciati, che si vedranno poi in trasparenza, o si utilizza come separatore di spazi, mobile o fissato tra lastre di vetro.

Ceci al sesamo e limone

L'abbinamento di sapori non è certo innovativo, ma piacerà a chi ama distinguere gli ingredienti. L'idea è di sentire separatamente i sapori dell'hummus bi tahina, con qualche non modesta - ma eliminabile a piacere - licenza. Si insaporisce l'olio ev - con licenza, di Sicilia - con uno spicchio di aglio intero e scamiciato e un poco di peperoncino in polvere. Vi si lasciano un poco da soli i semi di sesamo bianchi. Si toglie l'aglio e si aggiungono i ceci, insieme a prezzemolo, e - con licenza - menta e garam masala. Da ultimo, secondo il gusto, buccia di limone grattuggiata ed, eventualmente un filo di succo. Prezzemolo e menta possono essere abbondanti, ma in equilibrio reciproco. Non eccedere con il peperoncino, nè assolutamente con il garam masala, sia nelle dosi che nella scelta di un tipo non troppo piccante. Nel servire, si abbia l'accortezza di raccogliere con i ceci il sesamo che fosse eventualmente rimasto sul fondo della padella.

Zahtar: زعتر o timo d'Aleppo

Lo zahtar o za'tar è un mélange di spezie mediorientale, il cui uso risale secondo alcuni ai tempi dell'antico Egitto e che per certo caratterizzava già la cucina araba medievale. I Palestinesi lo considerano un condimento identitario, ma il suo utilizzo è particolarmente frequente nella cucina libanese e comunque diffuso in tutta la fertile mezzaluna, dall'Armenia, alla Turchia sino al Golfo Persico. Il nome, usato nell'arabo odierno per indicare varie piante tra cui il timo, l'issopo o la maggiorana, sembra derivare dall'antico accadico sarsar, che era una pianta utilizzata come spezia, e sarebbe a sua volta all'origine del latino satureja, tuttora usato come nome botanico della santoreggia, che pure a volte entra nella composizione di questa miscela.
Generalmente lo zahatar è composto di:
- timo, ma anche issopo o maggiorana, o ancora una miscela dei tre;
- sesamo;
- sumac, ossia rusco;
- cumino, o altri semi aromatici secondo il gusto personale o la tradizione locale (anice verde, coriandolo o finocchio).
Le erbe vengono seccate al sole prima di essere mescolate con gli altri ingredienti ed eventualmente con il sale. Dosi e componenti possono variare a seconda dell'autore e le ricette sono gelosamente conservate come segrete. Fuori dal Libano il rusco non è sempre presente. In Palestina, dove lo zahtar è servito con ceci e olive, il cumino è sostituito dal carvi e il timo dall'origano. La medicina popolare ritiene che sia un buon ricostituente, dato anche ai giovani studenti prima delle prove per propiziare acume e rapidità di pensiero. La scienza, dal canto suo, ne riconosce l'alto contenuto in antiossidanti.
Semplice o conservato con aggiunta di sale, serve da condimento per le carni bianche, il pesce e le verdure. Mescolato insieme all'olio d'oliva è usato per insaporire l'hummus, la pita e le ka'ak, le piccole ciambelle di pane con il sesamo, oppure cotto su focacce rotonde e sottili dette manaeesh o manakish, che un tempo le donne cuocevano di buon mattino nei forni comuni, praticando delle schiacciature nell'impasto per meglio trattenere il condimento. Lo zahtar con olio d'oliva è usato anche per aromatizzare il labaneh o lebneh, un formaggio cremoso ricavato dallo yogurt: nella tradizione nomade era scolato in sacche di pelle e poi salato, ancor oggi è però spesso prodotto artigianalmente e conservato poi in olio d'oliva. A volte questo formaggio viene aromatizzato con zahtar o peperoncino di Aleppo prima ancora di essere scolato, ottenenendo così un aroma più marcato: prende allora il nome di shankish ed è un tipico elemento degli assortimenti di entrées detti meze.

In viaggio: al checkpoint di Qalandiya

"E alla fine di una lunga giornata, fatevi servire dell'olio, e intingetevi il pane condito nello za'tar. All'inizio, non mi piaceva molto lo za'tar, lo trovavo piuttosto amarognolo. Vi era un venditore ambulante che lo vendeva in grandi vasi di plastica davanti al checkpoint di Qalandiya, appoggiato ad uno spartitraffico in cemento, sfidando la polvere e le colonne di auto che aspettavano il via libera dei soldati. Ogni volta che mi vedeva, me ne proponeva una nuova confezione, e io dovevo spiegargli che quello che avevo già comprato da lui mi sarebbe bastato per i successivi tre anni. "Yu'tīk-l-'āfiya, che Dio ti conceda la salute" gli dicevo, congedandomi da lui. Quando sono triste, apro ancora quel vaso e consumo un pizzico di za'tar: non so perché, ma ha un effetto antidepressivo. Se potessi, ora gleili comprerei tutti quei vasi, per regalarli a chi no può andare in Palestina, perché in quella combinazione di timo selvatico, summaco, semi di sesamo e sale sta il sapore della vita. La vita nella sua essenza." (da Muri, lacrime e za'tar. Storie di vita e voci dalla terra di Palestina di Gianluca Solera)

In viaggio: alle porte del Sahara

"Courant droit au sud a travers une plaine sans fin, ayant pour repère directeur une haute montagne qui s'aperçoit de toutes parts , nous arrivons, après dix heures de marche, au camp d'El-Aricha, réunion de plusieurs centaines de tentes au milieu de la solitude. Savez-vous ce que j'ai trouvé dans celte course, dans dix autres que j'ai faites autour du camp? Une haute graminée appelée halfa, une plante aromatique, espèce de thym, nommée chiah, et toujours, toujours, partout, aussi loin que l'œil secondé des lunettes les plus puissantes, aussi loin que le pas d'un cheval puisse porter, toujours le halfa et la chiah, couvrant ces steppes immenses d'une teinte monotone, verte et jaune, éternelle comme la terre qui la porte." (da Revue de l'Orient, de l'Algerie e des colonies, 1849)

In viaggio: per conoscere il Sahara

"Certo, non basta essere un petit bédouin. Bisogna essere come Ahmed, che prepara il pain de sable, un impsto di acqua, sale e farina, cotto sotto la sabbia, che sa vagamente di castagna. Bisogna ciabattare per 30 chilometri al giorno, magari per trenta o quaranta giorni. Bisogna sapere sempre da che parte andare e non è facile quando, all'orizzonte, c'è soltanto sabbia. Bisogna avere le mani come quelle di Ahmed, tenaglie nodose capaci di fare mille legature, resistenti al fuoco e all'acqua gelida del mattino e così teatrali nella gestualità quotidiana. Bisonga conoscere il respiro del Sahara, il vento che, in questa stagione, porta pioggia e minuscole, bellissime fioriture. Non c'è altro modo per conoscerlo. Bisogna viverlo, il deserto." (da C'è di mezzo il mare. Viaggio in bicicletta intorno al Mediterraneo. di Matteo Scarabelli)

I thé: thé alla menta dal Marocco

Il thé gunpowder, coltivato in Cina, raccolto e seccato per evitarne la fermentazione e quindi arrotolato manualmente in piccole sfere, è destinato per la maggior parte all'esportazione nel Maghreb, dove è usato per la preparazione del più tipico thé nordafricano.

Il thé è rapidamente infuso in acqua bollente, zuccherato e riportato a lieve bollore sinché lo zucchero non sia sciolto, quindi versato sulle foglie di menta nana marocchina, fresca e abbondante, direttamente nei caratteristici biccheri in vetro decorato. Il miele può sostituire lo zucchero e, nella stagione invernale, in cui la menta non è reperibile, possono essere utilizzate foglie di assenzio (detto chiba o sheeba) o di verbena (che i marocchini chiamano louiza, come gli spagnoli hierba luisa). Il thé è versato dall'alto per favorire il deposito di eventuali residui e la menta non viene lasciata a lunga nella teiera e nei bicchieri, per evitarne la rapida declinazione amara.

Il rituale marocchino del thé caraterizza gli incontri informali come le serate più importanti ed esclusive. Tradizionalmente, il thé viene servito tre volte. L'offerta è un gesto di ospitalità e il galateo impone di accettarne almeno due bicchieri. Il crescente tempo di infusione conferisce diverse sfumature di sapore.

Le premier verre est aussi amer que la vie,
le deuxième est aussi fort que l'amour,
le troisième est aussi doux que la mort.


L'abbinamento di sapori del thé alla menta è riproposto in molte miscele europee, realizzate con menta essiccata, tra cui Tuareg di L'essenza del thé, "il thé classico del deserto, fresco e dissetante", e Gunpowder Menthe di L'arte del ricevere, un "mélange verde dalle foglie arrotolate che racconta di un uomo a passeggio tra i vicoli di Marrakech alla ricerca di piantine di menta nana per preparare il suo bicchiere di thé".

Gli incensi: Timbuktu di L’Artisan Parfumeur


Note di testa: mango verde, cardamomo, pepe rosa.
Note di cuore: fiori di karokaroundè, incenso, legno di papiro.
Note di fondo: resine, spezie, patchouli, mirra, vétyver.

"Timbuktu è il secondo volume della serie delle fragranze rubate da un profumiere in viaggio. Bertrand Duchaufour, amante dell'Africa, dove viaggia per molti anni, uscendo dai suoi primi incontri con le bellezze africane soggiogato dal denso odore della loro pelle, che evoca legni, unguenti, rimedi magici. Di questi effluvi selvaggi e conturbanti ha cercato le origini fino al Mali, dove le madri insegnano alle figlie il segreto del wusulan, sortilegio d'amore ottenuto tramite macerazioni di legni, radici e gomme con profumi, bruciati lentamente, impregnandosi delle volute di fumo". Un incenso africano, ben lontano dalle aspettative europee su un incenso, di un calore balsamico e protofarmaceutico, come un rimedio ancestrale. Resta sulla pelle come se le appartenesse: un retrogusto determinato, non addomesticato, non selvaggio, non casuale.

In viaggio con i profumi: il wuzulan del Mali

"Je voyais ma mère préparer le wusulan. C’est un souvenir impérissable." (da Parfums du Mali. Dans le sillage du wusulan. di Adame Ba Konaré).

Qualche anno prima dell'uscita del profumo Timbuktu, Adame Ba Konaré, storica e moglie del presidente malese, ha pubblicato un libro scientifico e appassionato che ha fatto conoscere al mondo la tradizione dell'incenso malese. Arte o magia che la si voglia intendere, il wusulan ha una caratteristica, peculiare unità: è insieme profumazione personale e d'ambiente, bruciata nell'intimità segreta della casa, impregnandosi pelle e indumenti delle esalazioni; è erba, legno e balsamo; è acqua di macerazione, fuoco di lenta combustione e aria come veicolo della profumazione; è profumazione casalinga e commerciata, perché gli ingredienti sono scelti e acquistati dai rivenditori locali, secondo le proprie possibilità e i prezzi comunemente praticati, da donna a donna, e composti nella miscela rituale, secondo la propria tradizionale ricetta, tramandata da madre in figlia; è regno inviolabile della maestria femminile e al tempo stesso dichiaratamente rivolto all'uomo; è contemporaneamente sortilegio di seduzione e vincolo di fedeltà.
"Chaque lundi, jour de marché, éleveurs Peuls, paysans Dogons, pirogues débordantes de mil et de noix de Kola, convergent vers Djenné la Malienne, joyau de la vallée du Niger. À l'ombre des remparts de la mosquée d'argile, la foule se presse autour des femmes qui fabriquent le wusulan". (da Route Shop. Pour trouver l'introuvable...)
"Fatim la luciole, Fatim la libellule! Fatim la lanterne de Bamako! Fatim l'élégante des élégantes! On reconnaît ta maison à dix mille lieues, pas seulement par sa beauté, mais par les voluptueux arômes d'encens qu'elle dégage". (da Quand l'ail se frotte à l'encens di Adame Ba Konaré).
"J'en garde encore la douceur sur les lèvres. Rien ne pourra l'effacer, jamais. Il avait le goût du sel de ses larmes et de son wusulan ' que j'aimais. Peut-être était-ce l'espoir, peut-être la seule consolation qui devait me rester pour l'éternité". (da Prison d'Afrique di Jean-Paul Alata)

Gli incensi: Oṁ di Miller et Bertaux

Note di testa: resina dell’albero della mirra, foglie di garofano, patchouli.
Note di cuore: grani di pepe, pimento.
Note di fondo: fumi di legni sacri, incensi da meditazione, vaniglia nera.
Per questo autunno, Francis Miller e Patrick Bertaux ci parlano di Bali e lo fanno, come di consueto, traducendo i loro ricordi di viaggio in note olfattive e racchiudendone la sintesi nella sillaba sacra a tante religioni. “In principio, un soffio opalino nato dalla resina dell’albero della mirra, si distende su un tappeto di foglie di garofano e patchouli. In questa quiete olfattiva, lo scricchiolio di un grano di pepe e un peperoncino sbriciolato sfiorano la pelle dolcemente con una carezza. Poi, la spirale di fumo di legni sacri da meditazione si dispiega intorno al corpo e allo spirito e quando questo alone energetico si posa sull’essere, sono le note gourmand dei fiori dell’offerta e l’evocazione di un nero vanigliato che ci avvolgono in un’estatica aura di conforto. E si accende un sorriso.”

Gli incensi: Dzongkha di L'Artisan Parfumeur

Note di testa: thé selvatico affumicato.
Note di cuore: cuoio antico.
Note di fondo: note legnose e speziate, incenso.

"Una fragranza che sconcerta, ispirata al Reame del Bhutan, la terra del Drago Tonante, agli odori dei monasteri, pietra e incenso dei templi, cuoio patinato, thé silvestre e speziato. Un autentico invito alla spiritualità e al viaggio interiore. Un profumo avvolgente che parla a uomini e donne, raccontando una storia unica su ogni pelle: quella dello Dzongkha, la lingua del Bhutan." Si tratta in effetti di un orientale rarefatto e peculiarmente non invasivo, minerale, quasi medicale. Non mi convince del tutto, ma sogno il Bhutan e amo il cuoio, l'incenso e il lapsang souchong...

Chanel: una borsa a mano

Peculiare collezione di materiali: pelliccia ecologica e vitello vero, tweed e rutenio. Quest'ultimo è un metallo di transizione del gruppo del platino, prodotto di fissione del platino e sospettato cancerogeno, assorbe la luce. Raro, ma meno costoso del rodio, si trova sugli Urali e in alcune sabbie alluvionali russe. Bene. Potremo rinunciare al rutenio, ma non al mood hymalayano di questa stagione Chanel.

Judith Leiber: una pagoda

Dedicata al Giappone, la nuova borsa per l'autunno è realizzata con l'abituale profusione di cristalli austriaci, qui anche oversize a pendere come lanterne dal tetto più basso.

Moooi: una lanterna

Una lanterna e, direi, nulla di più. Si chiama Euro, ma richiama l'Oriente. In metallo e tessuto elastico, è ripiegabile. Esiste anche una versione stampata con disegni rossi e neri, molto essenziali, e naturalmente quella all-white.

Medaglioni di tonno con salsa di soia

Si scalda in padella olio ev di Sicilia con peperoncino in polvere e zenzero tritato. Vi si passano i medaglioni di tonno, cospargendoli di pepe verde. Si girano una sola volta, si spolvera l'altro lato con poco pepe nero macinato al momento e una cucchiaiata di zucchero, si innaffia di salsa di soia, si toglie quasi subito, lasciando rosa l'interno del tonno e facendo eventualmente restringere ancora il solo sugo, con il quale ben caldo i medaglioni saranno generosamente nappati prima di servire.

Maki di sogliola all'italiana

Si mettono a bollire gli asparagi bianchi di Bassano in acqua leggermente salata, per un quarto d'ora. Frattanto si prepara la padella con olio ev di taggiasca, qualche taggiasca sott'olio, aglio scamiciato e tagliato a metà, burro in pochi pezzi, perché si sciolga lentamente. Si cospargono i filetti di sogliola con una fitta mistura di timo, menta polare, zenzero in polvere, semi di senape nera pestata a mortaio, pepe nero macinato fresco. Si avvolge a spirale ogni filetto su due asparagi, tenendo all'interno il lato aromatizzato e fissando, eventualmente, con uno stecchino all'inizio e alla fine. Si passano in un ciotolino nei semi di sesamo non tostati, quindi in padella a fuoco alto da entrambi i lati finché il sesamo è leggermente tostato e poi a fuoco basso, bagnando di vino bianco, vermentino o ligure, fino a cottura, girando una sola volta nel senso della spirale. Si serve con le olive, nappato del suo sugo eventualmente ristretto. La ricetta può servire per smaltire i soli gambi di asparagi, le cui punte si siano diversamente consumate: in quel caso, andranno interamente coperti dalla sogliola e gli stecchini saranno ad ogni giro. Prima di servire si porzionano con un coltello affilato, ai lati di ogni stecchino, ottenendo rondelle simili a maki cotti e senza riso, e si servono caldi o tiepidi, ben nappati di sugo, lasciando lo stecchino, per uno stuzzichino da aperitivo.

Lladró: la tavola dell'imperatore

Francisco Cuesta disegna per Lladró la tavola dell'imperatore. Non si tratta, tuttavia, di un copioso servizio dragonato, ma di piccoli oggetti "al servizio": sale e pepe, portacandele in forma di pagoda e, nella stessa serie, un giovane monaco medita di fronte a un bruciaincensi. Tutto in versione blu porcellana o nero brunito, con una finitura tra il metallico e il terroso. Anche la Lladró vanta una storia da caravanserraglio, ma che non ha nulla a che fare con la Cina. I due fratelli Lladró, a metà del secolo scorso, iniziarono ad interessarsi di ceramiche perché volevano sperimentare un vecchio forno moresco che era nella loro casa presso Valencia. Solo qualche anno più tardi fecero di questa progressiva scoperta una professione, creando il marchio che oggi attira scultori, decoratori e appassionati acquirenti.

In viaggio: i giardini di Persia

"La parola paradiso deriva dal persiano antico pairi daiza, circondato da mura. Maometto evoca centotrenta volte quei recinti adorni di rose e giacinti, dove crescono datteri e melograni e scorrrono ruscelli di acque fresche e di vino, di latte e di miele. I giardini più famosi si trovano nella successione di oasi che va dai deserti del Kavir e di Lut attraverso Kashan e Yazd fino al confine con il Pakistan: isole di vita in un paesaggio di rocce annerite, di laghi di sale e pianure di sassi che sembrano fondersi sotto la vampa del sole. L'Iran è un altopiano di deserti: deserti di rocce e deserti di pietrisco. Se fuori dalle alte mura del giardino la natura è ostile, all'interno tutto è frescura e leggerezza. I viali alberati lasciano appena trasparire il bagliore del sole in una filigrana dorata. Assediato dal deserto e dal sole, il giardino persiano è una metafora della caducità dell'esistenza. Ma testimonia alo stesso tempo la presenza dell'antico. La sua forma riproduce esattamente il reticolo degli antichissimi qanat: da una grande vasca fluiscono un corso d'acqua principale e delle cascatelle laterali che disegnano il giardino con i loro effetti di luce, riprendendo la geometria dei canali sottorranei scavati a mano duemila anni fa." (da Rosa è il colore della Persia di Vanna Vannuccini)

Il melograno: Grenats di Keiko Mecheri

Note di testa: note esperidate, melograno.
Note di cuore: scorza di melograno, rosa, angelica.
Note di fondo: musk.
"Gli alberi di melograno fiorivano nei giaridni medievali dell'Alhambra. Melograni: simboli di succulente tentazioni. Il profumo è squisitamente fresco nel suo esordio, per rivelare poi un cuore fiorito, una pallida fioritura di rose bianche su note muschiate."

Il melograno: U4EAHH! 2.43 di Yosh

Note di testa: melograno.
Note di cuore: pera, cetriolo.
Note di fondo: aloe vera, ninfea.
"Una fraganza euforica e beata, che evoca l'idillio dei giorni intrisi di sole: incarna la giovinezza, la vivacità e la gioia pura." Il profumiere che l'ha creata racconta che questa fragranza mette addosso allegria e voglia di ridere nonappena la si annusa e che una sua cliente la indossa appena prima di coricarsi per propiziare i più amabili pensieri.

Il melograno: Pomegranate Noir di Jo Malone

Note di testa: lampone, prugna, pepe rosa. Note di cuore: melograno.
Note di fondo; patchouli, frankincenso, legni, note speziate.
"Una Cologne sofisticata ispirata da un abito di seta rossa e dal carattere intrigante del melograno." Jo Malone, che incoraggia la combinazione delle sue fresche colonie da parte dei clienti, consiglia l'abbinamento con pompelmo, rosa rossa o gardenia.

Il melograno: Melograno Selvatico di I profumi di Firenze

Note di testa: limone, fiori d'arancio.
Note di cuore: melograno.
Note di fondo: muschio bianco, vétyver.
"Fresca, dolceamara. Racchiudendo tutte le note di un melograno in un manto muschiato, questa fragranza antica e genuina vuole cantare la santità austera e creativa della campagna toscana."

Il melograno: Melograno di Ortigia

"Un frutto esotico con un aroma secco e misterioso. Il simbolo di Massimiliano I e Caterina d'Aragona, entrambi ressero le sorti della Sicilia.” Il profumo è estratto naturalmente dal frutto stesso. Nella stessa profumazione candele, sali e oli da bagno, sapone alla glicerina. Ortigia è il promontorio insulare di Siracusa, su cui è edificato il centro storico della città. La linea, che ha però sede a Firenze, promette "prodotti tradizionali, realizzati con etica moderna".

Il melograno: Pomegranate di Marc Jacobs Splash


Note di testa: melograno, fiori di mandarino, bergamotto.
Note di cuore: rabarbaro, violetta, accordo di frutti esotici.
Note di fondo: musk, vaniglia, ambra.

"Ispirato dall'indulgenza decadente di una bottega di pasticceria, Marc Jacobs introduce tratti estivi freschi, in vitanti e dilettevoli nella linea limited-edition delle fragranze splash. Quella dedicata al melograno crea un'impressione purpurea e croccante, con una miscela di succhi esotici lungo una scia di musk, ambra e vaniglia." Le note animali nel fondo sono davvero appena accenate e la fragranza si conserva fresca e zuccherina, molto giovanile, decisamente estiva.