In viaggio: i giardini di Persia

"La parola paradiso deriva dal persiano antico pairi daiza, circondato da mura. Maometto evoca centotrenta volte quei recinti adorni di rose e giacinti, dove crescono datteri e melograni e scorrrono ruscelli di acque fresche e di vino, di latte e di miele. I giardini più famosi si trovano nella successione di oasi che va dai deserti del Kavir e di Lut attraverso Kashan e Yazd fino al confine con il Pakistan: isole di vita in un paesaggio di rocce annerite, di laghi di sale e pianure di sassi che sembrano fondersi sotto la vampa del sole. L'Iran è un altopiano di deserti: deserti di rocce e deserti di pietrisco. Se fuori dalle alte mura del giardino la natura è ostile, all'interno tutto è frescura e leggerezza. I viali alberati lasciano appena trasparire il bagliore del sole in una filigrana dorata. Assediato dal deserto e dal sole, il giardino persiano è una metafora della caducità dell'esistenza. Ma testimonia alo stesso tempo la presenza dell'antico. La sua forma riproduce esattamente il reticolo degli antichissimi qanat: da una grande vasca fluiscono un corso d'acqua principale e delle cascatelle laterali che disegnano il giardino con i loro effetti di luce, riprendendo la geometria dei canali sottorranei scavati a mano duemila anni fa." (da Rosa è il colore della Persia di Vanna Vannuccini)