Tra le dune, nella sabbia, è tornito dal tempo il vecchio caravanserraglio. Il deserto è solcato di vie. Il serraglio è solcato di vite. Le culture confluiscono caoticamente, in un lavorio incessante, con un ritmo magmatico, lento e inarrestabile. Non è luogo di incontro, non è luogo di riposo, il ristoro è sempre breve e affollato di pensieri. Ogni angolo brulica di traffici bisbigliati, che sembrano non tacere mai, e risuona di grida soffocate, che nessuno sembra sentire. Vecchi racconti sospettosi, incontri di frasi antiche di cui si finge di aver dimenticato il significato. Nessun dialogo, nessuna vera comunicazione, se non quella degli sguardi accomunati dalla conoscenza del mondo, della vita e delle strade nel deserto. Mondo bruciato sulla pelle dei viaggiatori, vita riconosciuta nei gesti di altre mani, piste di sabbia già percorse, il ricordo delle loro insidie e delle loro oasi guizza per un istante nel fondo di altri occhi. Sopra a tutto e al di fuori delle mura, a perdita d'occhio, il cielo stellato. Qui salgono le nostalgie esalate dal cuore, le immagini intrecciate nel sonno, il tintinnare segreto dei manufatti nelle bisacce, a costruire un altro caravanserraglio, un'oasi eccessiva, dorata e fiorita, con sapori, profumi e colori così nitidi e avvolgenti da sembrare veri. Qui, nelle cucine operose di affetti, si incrociano ingredienti noti e lontani e, nei frammisti giardini, le fontane portano ora il suono delle corti familiari al mezzogiorno, ora lo sciabordio notturno delle onde contro una chiglia scura. Memorie di partenze, memorie di approdi, speranze di nuove mete o di ritorni, che parlano tra loro nel caravanserraglio del cielo stellato, affinché gli animi di coloro che hanno sognato e ricordato si ritrovino rinfrancati, all'alba, in un conciliato risveglio, poiché è incipiente il proseguendo cammino.